Con questo
uomo capisco come spesso un posto apparentemente “piccolo” come l’Irlanda possa
sfornare dei veri e propri fenomeni cantautoriali. Il suo nome è Damien Rice, ha ben 42 anni, ma
scrive cose che talvolta mi sembra siano scritte da un ragazzo che affronta per
la prima volta l’amore e ha uno sguardo del tutto nuovo e iconico, mentre a
volte incarna il ruolo di uomo che ha la capacità di descrivere qualsiasi
emozione a portata di penna.
Dopo ben 8
anni dal suo ultimo album “9” il 4 novembre 2014 è tornato con un nuovo lavoro
“My Favourite Faded Fantasy”, aiutato dal suo produttore Rick Rubin. I pezzi di
questo album sono 8, più una bonus track “Camarillas”.
Lo stile
utilizzato da questo cantautore è sicuramente speciale, perché una cosa che
risulta subito è la durata delle canzoni. Anche solo questi pezzi vanno da una
durata di 4:27 min a 9:33 min.
Questo album
l’ho scoperto solo 1 mesi fa, ma la fortuna vuole che lo abbia ascoltato come
se l’avessi acquistato il giorno stesso dell’uscita. Il primo pensiero che ho
avuto è che ogni singola traccia vale ben di più del prezzo complessivo del
disco. Ogni canzone è un film, è un racconto, è come se chiudendo gli occhi si
potesse vedere un filmato che incarni perfettamente il senso della canzone.
I due pezzi
che più celebrano la bellezza di questo album sono sicuramente “It Takes a Lot
To Know a Man” e “I Don’t want To Change You”. Il primo è come se unisse la
bellezza del pianoforte a una chitarra acustica a tratti smorzata a tratti
rinforzata. Racconta quasi parallelamente cosa significhi conoscere un uomo e conoscere una donna. Il ritornello unisce i due “paragoni” a
quasi un racconto su quanto la vita necessiti tempo di essere capita, in tutti
i suoi aspetti.
“it takes a
lot to give,
to ask for
help, to be yourself,
to know and
love what you live with” (It Takes a lot to know a man)
Dal minuto 4
di questo pezzo inizia la riproduzione di
più cori che si sovrappongono che creano quasi una sala buia dove rimani
inchiodato al pavimento ascoltando e riuscendo a definire ogni minimo suono che
viene riprodotto. Lentamente sale poi il pianoforte, accompagnando questa volta
da un violino che ben si allinea con l’atmosfera del pezzo e portandoti alla
fine quasi affranto ma allo stesso tempo pieno di emozioni.
Il secondo
pezzo che ho menzionato, “I don’t want to change you” è una bellissima
dichiarazione d’amore, dove spesso Damien sembra quasi incarnarsi in un angelo,
che alle spalle della sua amata gli promette di starle sempre vicino, di
aspettarla, di proteggerla, raccontandole, nel ritornello, che non la
cambierebbe per nulla al mondo. Sicuramente la scelta di sceglierlo come
secondo singolo per anticipare l’uscita del suo disco è stata un’idea furba
quanto geniale.
The Greatest
Bastard è un pezzo molto delicato che a tratti sembra essere raccontato da un
bambino. Arriviamo da punti in cui sembra Damien sussurri le frasi di questo
pezzo, in altri frammenti (come il ritornello) dove il sussurrare diventa
canto, quasi fiero, come se volesse che tutti a un raggio di 5 km lo
ascoltassero. Ovviamente la chitarra rimane lo strumento principale, se non
l’unico.
My Favourite
Faded Fantasy è il primo singolo estratto dall’album ed è anche quello che da
il nome all’album. Questo pezzo mi ricorda molto lo stile degli Skunk Anansie.
Mi piace, ma in questo pezzo mi sembra di vedere un Damien più elettronico, che
cantautoriale. Una sua sfaccettatura che comunque apprezzo molto.
Long Long
Way, l’ottava traccia, è il pezzo con
cui ho deciso di concludere il racconto di questo album, perché è proprio
l’ultima parte di questa canzone che mi fa capire perché la scelta di
concludere un album come questo con una traccia del genere. Chiudete gli occhi
e ascoltate la strumentale degli ultimi 2 minuti. Compiendo io questo
esperimento mi sembra di essere in viaggio verso la fine di qualcosa, come se
questi strumenti stiano dando vita a una buonanotte, a una melodia per i saluti
finali di uno spettacolo. Non so perché, ma lo trovo come il pezzo perfetto,
per concludere un album perfetto come quello che Rice ha sfornato dopo ben 8
anni. Ragazzi, se l’attesa è stata di 8 anni …ben venga se escono progetti del
genere!
-Reb-
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