giovedì 22 gennaio 2015

L'ABITUDINE DI TORNARE

Si chiama “L’abitudine di tornare” (per nostra fortuna) il nuovo album di Carmen Consoli.  Nessuna crisi alla base della sua lunga assenza dalla scena musicale; semplicemente, come ha tenuto a precisare lei nelle molte interviste rilasciate, non aveva da dire nulla di cui valesse la pena parlare.
Ascoltando le 10 tracce del disco mi rendo conto che, ancora una volta, dimostra di meritarsi in pieno il titolo di “Cantantessa” datole dai suoi fans. Il nuovo album non contiene canzoni ma storie,  verità e realtà. Carmen non è una cantante ma una cantastorie; me la immagino seduta in un angolo di strada siciliana con la sua chitarra, a cantare di un’Italia triste, difficile, incoerente e bigotta.  L’abitudine di tornare è tutto questo, specchio di ciò che in questi 5 anni la Consoli ha vissuto o semplicemente osservato con occhio giudizievole ma mai giudicante.


Il singolo di lancio è anche la title track dell’album. Per il suo ritorno mi aspettavo una canzone sconvolgente invece Carmen sceglie di rientrare in scena con stile ma senza far rumore. L’abitudine di tornare è lo sfogo di una donna che con discrezione richiama il suo amante alle proprie responsabilità lasciandogli comunque la possibilità di scegliere.  La melodia allegra è in netto contrasto con le parole della protagonista, scelta stilistica ricorrente nell’album, come a voler sottolineare che l’umorismo è il sentimento del contrario (è così che lei stessa spiega durante un’intervista).
Ottobre è per ora la canzone che preferisco. Ambientata negli anni ’50, l’intento di Carmen non è focalizzarsi sulla storia d’amore omosessuale ( che per lei non è un problema da affrontare ma una meta civile da raggiungere) ma raccontare del bivio al quale giungono le persone che desiderando di vivere una vita autentica, scelgono di essere liberi invece di seguire le convenzioni sociali. La musica fa da cornice al testo senza distrarre; è la storia la protagonista di questa canzone.
Nessuna ironia in Esercito Silente. Musica e testo sofferti, drammatici, per esprimere lo sgomento nel vedere la propria terra depredata dalla mafia. “Chissà se il buon Dio perdonerà Palermo”.
Sintonia imperfetta, in pieno stile consoliano, narra la quotidianità di una coppia che ormai non ha più  nulla da condividere.
Un rock anacronistico per La signora del quinto piano, storia di femminicidio e della troppo spesso incompetenza della giustizia italiana.
La sesta traccia è un regalo inaspettato. Oceani deserti nasce dalla collaborazione con Max Gazzè che si avverte prepotentemente nella dolcezza di questo brano.
Con E forse un giorno si ritorna all’attualità, alla crisi economica che tante famiglie italiane vivono ma si inizia ad avvertire un tono più ottimista. “Ma la primavera tornerà nei nostri poveri cuori”.
Prendiamo una pausa da temi così impegnativi respirando amore cosmico con San Valentino, bellissima e travolgente ballata.
La notte più lunga è quella condivisa dai clandestini sbarcati in sicilia e dai pescatori che pur sapendo di commettere reato accorrono in loro aiuto. Storie di compassione e umanità in opposizione alla furia mediatica e alle false promesse di chi ci governa.
L’album si conclude con una dedica al principale responsabile della lunga assenza di Carmen: suo figlio Carlo, la sua piccola magia. Quasi a dirci che nonostante tutto la felicità esiste ed è a portata di mano.
“Questa piccola magia non è un sogno, non è una spietata chimera. Quasi comincio a credere che la felicità abbraccerà questa vita.”
L’abitudine di tornare è un’esperienza intensa, è rabbia, pazienza, speranza. L’ennesima conferma che della Consoli ci si può fidare ed il suo album si può comprare a scatola chiusa.
In ultima battuta mi perdonino i fans della cantantessa se dico che in realtà a me, in questi 5 anni non è mancata poi così tanto. Sono ancora così follemente innamorata di Elettra  che mi sembra lo abbia pubblicato ieri!


 -Nia-
                                                                     


Nessun commento:

Posta un commento