Si chiama “L’abitudine di tornare” (per nostra fortuna) il
nuovo album di Carmen Consoli. Nessuna
crisi alla base della sua lunga assenza dalla scena musicale; semplicemente,
come ha tenuto a precisare lei nelle molte interviste rilasciate, non aveva da
dire nulla di cui valesse la pena parlare.
Ascoltando le 10 tracce del disco mi rendo conto che, ancora
una volta, dimostra di meritarsi in pieno il titolo di “Cantantessa” datole dai
suoi fans. Il nuovo album non contiene canzoni ma storie, verità e realtà. Carmen non è una cantante ma
una cantastorie; me la immagino seduta in un angolo di strada siciliana con la
sua chitarra, a cantare di un’Italia triste, difficile, incoerente e
bigotta. L’abitudine di tornare è tutto
questo, specchio di ciò che in questi 5 anni la Consoli ha vissuto o
semplicemente osservato con occhio giudizievole ma mai giudicante.
Il singolo di lancio è anche la title track dell’album. Per
il suo ritorno mi aspettavo una canzone sconvolgente invece Carmen sceglie di
rientrare in scena con stile ma senza far rumore. L’abitudine di tornare è lo
sfogo di una donna che con discrezione richiama il suo amante alle proprie
responsabilità lasciandogli comunque la possibilità di scegliere. La melodia allegra è in netto contrasto con
le parole della protagonista, scelta stilistica ricorrente nell’album, come a
voler sottolineare che l’umorismo è il sentimento del contrario (è così che lei
stessa spiega durante un’intervista).
Ottobre è per ora la canzone che preferisco. Ambientata
negli anni ’50, l’intento di Carmen non è focalizzarsi sulla storia d’amore
omosessuale ( che per lei non è un problema da affrontare ma una meta civile da
raggiungere) ma raccontare del bivio al quale giungono le persone che
desiderando di vivere una vita autentica, scelgono di essere liberi invece di
seguire le convenzioni sociali. La musica fa da cornice al testo senza
distrarre; è la storia la protagonista di questa canzone.
Nessuna ironia in Esercito Silente. Musica e testo sofferti,
drammatici, per esprimere lo sgomento nel vedere la propria terra depredata
dalla mafia. “Chissà se il buon Dio perdonerà Palermo”.
Sintonia imperfetta, in pieno stile consoliano, narra la
quotidianità di una coppia che ormai non ha più
nulla da condividere.
Un rock anacronistico per La signora del quinto piano,
storia di femminicidio e della troppo spesso incompetenza della giustizia
italiana.
La sesta traccia è un regalo inaspettato. Oceani deserti
nasce dalla collaborazione con Max Gazzè che si avverte prepotentemente nella
dolcezza di questo brano.
Con E forse un giorno si ritorna all’attualità, alla crisi
economica che tante famiglie italiane vivono ma si inizia ad avvertire un tono
più ottimista. “Ma la primavera tornerà nei nostri poveri cuori”.
Prendiamo una pausa da temi così impegnativi respirando
amore cosmico con San Valentino, bellissima e travolgente ballata.
La notte più lunga è quella condivisa dai clandestini
sbarcati in sicilia e dai pescatori che pur sapendo di commettere reato
accorrono in loro aiuto. Storie di compassione e umanità in opposizione alla
furia mediatica e alle false promesse di chi ci governa.
L’album si conclude con una dedica al principale
responsabile della lunga assenza di Carmen: suo figlio Carlo, la sua piccola
magia. Quasi a dirci che nonostante tutto la felicità esiste ed è a portata di
mano.
“Questa piccola magia non è un sogno, non è una spietata
chimera. Quasi comincio a credere che la felicità abbraccerà questa vita.”
L’abitudine di tornare è un’esperienza intensa, è rabbia,
pazienza, speranza. L’ennesima conferma che della Consoli ci si può fidare ed
il suo album si può comprare a scatola chiusa.
In ultima battuta mi perdonino i fans della cantantessa se
dico che in realtà a me, in questi 5 anni non è mancata poi così tanto. Sono
ancora così follemente innamorata di Elettra
che mi sembra lo abbia pubblicato ieri!
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