Non poteva scegliere titolo migliore Giusy per il suo
ritorno discografico dopo tre anni da ‘Il mio universo’. Tre anni in cui non
solo è cresciuta artisticamente, ma ha anche potuto lavorare in maniera attenta
a questo disco, dividendolo addirittura in tre sessioni: una tutta italiana e
dominata dalla collaborazione con Roberto Casalino; due internazionali, prima
con Linda Perry (che, come molti dei suoi fan più stretti sanno, è uno degli
idoli di Giusy)e poi con Yoad Nevo (produttore inglese che ha collaborato tra i
tanti con i Morcheeba, Bryan Adams e Moby). Il risultato è un disco che io
definirei orientato verso il pop-rock con alcune sprizzate dark. Un disco in
cui Giusy sembra volersi riprendere un po’ di spazio, essendo lei stessa una
cantautrice (e infatti firma ben nove delle 11 canzoni presenti nel disco) e
trovare un suo equilibrio che i suoi primi tre anni di carriera (dai ritmi a
mio parere troppo esasperati per un’artista) non le hanno permesso. E
‘L’attesa’ è il frutto di tutto questo, si sente la voglia di voler mostrare
anche dei lati meno ‘commerciali’ di questa cantautrice, più coraggiosi. Nella
ghost track (‘ho ucciso il diavolo’) che chiude il disco sembra proprio
scriverlo (e cantarlo) chiaro e tondo: mettere da parte scelte più facili dal
punto di vista del successo, e dare spazio alla propria vena artistica. Giusy
ci riesce in parte a mio parere: gli arrangiamenti di tutto il disco sono molto
curati, il sound internazionale si sente fortemente soprattutto in brani come ‘La
bevanda ha un retrogusto amaro’, ‘Lacrime’ e ‘Neve porpora’, mentre la
scrittura a tratti risulta acerba ma sicuramente migliorata e mai banale. Anzi,
spesso affronta tematiche come quella del connubio droga-discoteche (La bevanda
ha un retrogusto amaro), o addirittura apocalittiche (Neve porpora), e
ancora introspettive (L’anima) che spiazzano
per l’originalità e (perché no?) anche per il coraggio, dato che ad affrontarle
è comunque la prima vera cantante uscita da un talent italiano ad aver ottenuto
un successo immediato (l’ep Non ti scordar mai di me e Gaetana ne sono la
dimostrazione). Da notare invece la forza del connubio Ferreri Casalino (Inciso
sulla pelle,L’amore possiede il bene,Ti porto a cena con me) da cui nascono
sicuramente i pezzi più radiofonici dell’intero lavoro, e la bellissima ‘Lacrime’,
canzone-sfogo in cui viene fuori un lato più fragile di Giusy. E una menzione
speciale anche per ‘Nessuno come te mi sa svegliare’, cover di una canzone
della stessa Perry (No one wakes me up like you) che Giusy ha riadattato in
italiano e che risulta essere uno dei brani più belli del disco. Insomma,
personalmente Gaetana rimane l’album che più preferisco di questa artista, ma
‘L’attesa’ è senza dubbio un album piacevole, meno ‘commerciale’ rispetto a
tanti altri lavori che girano adesso, e quindi un album da ascoltare e da
capire, perché non è detto che chi esce dal talent sia solo un pupazzo nelle
mani dei discografici pronto a cantare la prima canzonetta pop che gli mettono
davanti.
VOTO: 7.5
Di seguito il giudizio delle canzoni una ad una:
INCISO SULLA PELLE: la canzone che apre questo nuovo album è
una canzone profondamente malinconica, con un testo tagliente e profondo, che
parla del rapporto ormai finito tra due persone, e in cui si parla del perdono,
su quanto questo spesso venga concesso troppo presto. Si parla inoltre di
rimpianti e rimorsi: ‘ho impiegato ogni ora, a riempir la tua vita, senza
troppa cautela ho svuotato la mia’. Insomma, un pezzo che radiofonicamente
sarebbe stato perfetto e anche a Sanremo avrebbe potuto (forse) imporsi
maggiormente.
NESSUNO COME TE MI SA SVEGLIARE: ascoltando le prime note di
questa versione italiana di Giusy del pezzo di Linda Perry, non si può non
pensare a Patty Pravo, ricordata e nell’arrangiamento (che poi però esplode in
un godibilissimo ritornello rock) e nella voce della stessa Giusy. La voce rock
di Giusy qui esplode in tutta la sua bellezza, evidenziando come la sua voce
sia effettivamente cambiata e si sia articolata maggiormente rispetto al
passato.
L’AMORE POSSIEDE IL BENE: il brano sanremese eliminato. ‘E nel momento in cui guardo avanti, lascio
dietro a me mille ricordi, è l’amore a possedere il bene, dunque tu
possiedi me, e io te’.Anche questo molto
radiofonico (basta ascoltarne l’arrangiamento), presenta un inciso che rimane
in testa molto facilmente, nonostante qualche piccola leggerezza nel testo(
‘rimpiangere fa male, sorridere fa bene’).
TI PORTO A CENA CON ME: il brano sanremese che è andato
avanti nella kermesse, nonché uno dei brani più belli di tutto il disco. Torna la
malinconia in questo brano e torna in maniera forte, tanto che l’invito a cena,
tramite una lettera, vuole rappresentare un tentativo per ricominciare, a
riprendersi quel meglio che è andato via insieme alla persona amata: ‘vorrei
che tra le righe tu capissi che, che nonostante il mio sorriso, non tutto è
stato semplice ed anche se nascondo il peggio, è perché il meglio è andato via
con te’. Un brano quasi passato inosservato al festival ma che reputo uno dei
testi d’amore più sentiti e veri degli ultimi anni. Un pugno nello stomaco.
L’ANIMA: i toni diventano più leggeri, nel ritmo e nelle
parole, ma non nell’argomento. Infatti tema centrale della canzone è l’anima.
Giusy incita ad ascoltare maggiormente il proprio io e a guardare meglio negli
altri, senza fermarsi alle apparenze e cercando di evitare l’indifferenza. Leggera
ma profonda (proprio come l’anima stessa).
PER DARE DI PIU’: ritmi più rockeggianti per questa sesta
traccia, in cui mi immagino Giusy vagare per le strade e cantare, ‘con il sole
sulla faccia’ passeggiando in mezzo alle persone, cantando questo resoconto di
esperienze vissute, senza rinnegare nulla e anzi con la voglia di poter dare
ancora di più in tutto quello che si è fatto se solo se ne avesse la
possibilità. Qui come non mai si avverte la ‘rinascita’ di Giusy, la sua voglia
di rimettersi in gioco dopo questi tre anni.
VICTORIA: qui viene narrata la storia di un personaggio
circense, un’acrobata, che ‘guarda il mondo sottosopra e a testa in giù’,
sperando di trovare altre prospettive e vedute di vita. Canzone ispirata
probabilmente dalla passione per Giusy per le arti e le acrobazie circensi.
NEVE PORPORA: uno dei ritmi che ho amato di più di questo
album, anche se avrei preferito forse un testo più semplice, ma indubbiamente
Giusy va amata anche per questo, per la capacità di affrontare le più svariate
tematiche nelle sue canzoni. Il brano parla di una ipotetica ultima notte del
mondo prima della sua fine, e si
immagina come una notte piena d’amore, da vivere completamente. La consapevolezza
che il mondo finirà mentre questo momento d’amore potrà essere fermato, ‘fotografato’
e rimanere eterno.
LA BEVANDA HA UN RETROGUSTO AMARO: ritmi super rock per
questo pezzo dal testo che affronta la tematica più coraggiosa dell’album:
parla infatti di una ragazza e di una notte passata in discoteca, dominata
dall’incontro con uno sconosciuto, che le offre ‘una bevanda dal retrogusto
amaro’. Il riferimento alla droga è chiaro e messo in risalto dall'interpretazione
della stessa Giusy. Coraggioso.
LACRIME: la vera perla dell’album. Un arrangiamento rock che
ricorda ‘The house of the rising sun’ degli Animals che nasconde uno sfogo di
Giusy e infatti per questo è il pezzo
più autobiografico di tutto il disco. Avvertiamo la Giusy più sincera, che si
mette in discussione, si racconta, che mostra i suoi dubbi, le sue debolezze,
ma che in fondo dice ‘può capitare a tutti a volte di esser fragili, lottare
però per tutto ciò che nessuno vorrebbe mai perdere’. Vera.
QUALUNQUE VITA E’ STRAORDINARIA: dopo pezzi malinconici,
riflessivi e introspettivi, l’ultimo brano (prima della ghost track) nasconde
uno spiraglio di ottimismo, mettendo al centro ogni essere umano, la sua vita e
il proprio essere, ognuno diverso sì ma giocatore di una stessa e grande
partita a carte col destino. Da vincere.
HO UCCISO IL DIAVOLO (GHOST TRACK): il pezzo dark/ rock
dell’album. Parla di una Giusy che si è sentita prigioniera di quel diavolo, il
successo, che avrebbe voluto la sua anima ma che non è riuscito a vincere, anzi
lei riesce a liberarsi e dice: ‘non gioco più, mi riprendo la mia anima ed il
mio cuore che sa battere’. Molto autobiografico.
In conclusione, un disco da riascoltare più volte per poter
essere veramente apprezzato, sicuramente un tocco di rock e originalità nel
solito calderone romantico musicale italiano. Brava Giusy, che spero però possa
riuscire a trovare il giusto equilibrio tra il suo originale e migliorato mondo
cantautorale e quello radiofonico, perché sicuramente questa faccia di Giusy
piace ma non mi dispiacerebbe se venisse affiancata a quella più pop di Non ti
scordar mai di me o Novembre.
-Cos-
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