venerdì 23 gennaio 2015

L’ATTESA

Non poteva scegliere titolo migliore Giusy per il suo ritorno discografico dopo tre anni da ‘Il mio universo’. Tre anni in cui non solo è cresciuta artisticamente, ma ha anche potuto lavorare in maniera attenta a questo disco, dividendolo addirittura in tre sessioni: una tutta italiana e dominata dalla collaborazione con Roberto Casalino; due internazionali, prima con Linda Perry (che, come molti dei suoi fan più stretti sanno, è uno degli idoli di Giusy)e poi con Yoad Nevo (produttore inglese che ha collaborato tra i tanti con i Morcheeba, Bryan Adams e Moby). Il risultato è un disco che io definirei orientato verso il pop-rock con alcune sprizzate dark. Un disco in cui Giusy sembra volersi riprendere un po’ di spazio, essendo lei stessa una cantautrice (e infatti firma ben nove delle 11 canzoni presenti nel disco) e trovare un suo equilibrio che i suoi primi tre anni di carriera (dai ritmi a mio parere troppo esasperati per un’artista) non le hanno permesso. E ‘L’attesa’ è il frutto di tutto questo, si sente la voglia di voler mostrare anche dei lati meno ‘commerciali’ di questa cantautrice, più coraggiosi. Nella ghost track (‘ho ucciso il diavolo’) che chiude il disco sembra proprio scriverlo (e cantarlo) chiaro e tondo: mettere da parte scelte più facili dal punto di vista del successo, e dare spazio alla propria vena artistica. Giusy ci riesce in parte a mio parere: gli arrangiamenti di tutto il disco sono molto curati, il sound internazionale si sente fortemente soprattutto in brani come ‘La bevanda ha un retrogusto amaro’, ‘Lacrime’ e ‘Neve porpora’, mentre la scrittura a tratti risulta acerba ma sicuramente migliorata e mai banale. Anzi, spesso affronta tematiche come quella del connubio droga-discoteche (La bevanda ha un retrogusto amaro), o addirittura apocalittiche (Neve porpora), e ancora  introspettive (L’anima) che spiazzano per l’originalità e (perché no?) anche per il coraggio, dato che ad affrontarle è comunque la prima vera cantante uscita da un talent italiano ad aver ottenuto un successo immediato (l’ep Non ti scordar mai di me e Gaetana ne sono la dimostrazione). Da notare invece la forza del connubio Ferreri Casalino (Inciso sulla pelle,L’amore possiede il bene,Ti porto a cena con me) da cui nascono sicuramente i pezzi più radiofonici dell’intero lavoro, e la bellissima ‘Lacrime’, canzone-sfogo in cui viene fuori un lato più fragile di Giusy. E una menzione speciale anche per ‘Nessuno come te mi sa svegliare’, cover di una canzone della stessa Perry (No one wakes me up like you) che Giusy ha riadattato in italiano e che risulta essere uno dei brani più belli del disco. Insomma, personalmente Gaetana rimane l’album che più preferisco di questa artista, ma ‘L’attesa’ è senza dubbio un album piacevole, meno ‘commerciale’ rispetto a tanti altri lavori che girano adesso, e quindi un album da ascoltare e da capire, perché non è detto che chi esce dal talent sia solo un pupazzo nelle mani dei discografici pronto a cantare la prima canzonetta pop che gli mettono davanti.

VOTO: 7.5

Di seguito il giudizio delle canzoni una ad una:


INCISO SULLA PELLE: la canzone che apre questo nuovo album è una canzone profondamente malinconica, con un testo tagliente e profondo, che parla del rapporto ormai finito tra due persone, e in cui si parla del perdono, su quanto questo spesso venga concesso troppo presto. Si parla inoltre di rimpianti e rimorsi: ‘ho impiegato ogni ora, a riempir la tua vita, senza troppa cautela ho svuotato la mia’. Insomma, un pezzo che radiofonicamente sarebbe stato perfetto e anche a Sanremo avrebbe potuto (forse) imporsi maggiormente.
NESSUNO COME TE MI SA SVEGLIARE: ascoltando le prime note di questa versione italiana di Giusy del pezzo di Linda Perry, non si può non pensare a Patty Pravo, ricordata e nell’arrangiamento (che poi però esplode in un godibilissimo ritornello rock) e nella voce della stessa Giusy. La voce rock di Giusy qui esplode in tutta la sua bellezza, evidenziando come la sua voce sia effettivamente cambiata e si sia articolata maggiormente rispetto al passato.
L’AMORE POSSIEDE IL BENE: il brano sanremese eliminato.  ‘E nel momento in cui guardo avanti, lascio dietro a me mille ricordi, è l’amore a possedere il bene, dunque tu possiedi  me, e io te’.Anche questo molto radiofonico (basta ascoltarne l’arrangiamento), presenta un inciso che rimane in testa molto facilmente, nonostante qualche piccola leggerezza nel testo( ‘rimpiangere fa male, sorridere fa bene’).
TI PORTO A CENA CON ME: il brano sanremese che è andato avanti nella kermesse, nonché uno dei brani più belli di tutto il disco. Torna la malinconia in questo brano e torna in maniera forte, tanto che l’invito a cena, tramite una lettera, vuole rappresentare un tentativo per ricominciare, a riprendersi quel meglio che è andato via insieme alla persona amata: ‘vorrei che tra le righe tu capissi che, che nonostante il mio sorriso, non tutto è stato semplice ed anche se nascondo il peggio, è perché il meglio è andato via con te’. Un brano quasi passato inosservato al festival ma che reputo uno dei testi d’amore più sentiti e veri degli ultimi anni. Un pugno nello stomaco.
L’ANIMA: i toni diventano più leggeri, nel ritmo e nelle parole, ma non nell’argomento. Infatti tema centrale della canzone è l’anima. Giusy incita ad ascoltare maggiormente il proprio io e a guardare meglio negli altri, senza fermarsi alle apparenze e cercando di evitare l’indifferenza. Leggera ma profonda (proprio come l’anima stessa).
PER DARE DI PIU’: ritmi più rockeggianti per questa sesta traccia, in cui mi immagino Giusy vagare per le strade e cantare, ‘con il sole sulla faccia’ passeggiando in mezzo alle persone, cantando questo resoconto di esperienze vissute, senza rinnegare nulla e anzi con la voglia di poter dare ancora di più in tutto quello che si è fatto se solo se ne avesse la possibilità. Qui come non mai si avverte la ‘rinascita’ di Giusy, la sua voglia di rimettersi in gioco dopo questi tre anni.
VICTORIA: qui viene narrata la storia di un personaggio circense, un’acrobata, che ‘guarda il mondo sottosopra e a testa in giù’, sperando di trovare altre prospettive e vedute di vita. Canzone ispirata probabilmente dalla passione per Giusy per le arti e le acrobazie circensi.
NEVE PORPORA: uno dei ritmi che ho amato di più di questo album, anche se avrei preferito forse un testo più semplice, ma indubbiamente Giusy va amata anche per questo, per la capacità di affrontare le più svariate tematiche nelle sue canzoni. Il brano parla di una ipotetica ultima notte del mondo prima della sua fine,  e si immagina come una notte piena d’amore, da vivere completamente. La consapevolezza che il mondo finirà mentre questo momento d’amore potrà essere fermato, ‘fotografato’ e rimanere eterno.
LA BEVANDA HA UN RETROGUSTO AMARO: ritmi super rock per questo pezzo dal testo che affronta la tematica più coraggiosa dell’album: parla infatti di una ragazza e di una notte passata in discoteca, dominata dall’incontro con uno sconosciuto, che le offre ‘una bevanda dal retrogusto amaro’. Il riferimento alla droga è chiaro e messo in risalto dall'interpretazione della stessa Giusy. Coraggioso.
LACRIME: la vera perla dell’album. Un arrangiamento rock che ricorda ‘The house of the rising sun’ degli Animals che nasconde uno sfogo di Giusy e infatti per questo è  il pezzo più autobiografico di tutto il disco. Avvertiamo la Giusy più sincera, che si mette in discussione, si racconta, che mostra i suoi dubbi, le sue debolezze, ma che in fondo dice ‘può capitare a tutti a volte di esser fragili, lottare però per tutto ciò che nessuno vorrebbe mai perdere’. Vera.
QUALUNQUE VITA E’ STRAORDINARIA: dopo pezzi malinconici, riflessivi e introspettivi, l’ultimo brano (prima della ghost track) nasconde uno spiraglio di ottimismo, mettendo al centro ogni essere umano, la sua vita e il proprio essere, ognuno diverso sì ma giocatore di una stessa e grande partita a carte col destino. Da vincere.
HO UCCISO IL DIAVOLO (GHOST TRACK): il pezzo dark/ rock dell’album. Parla di una Giusy che si è sentita prigioniera di quel diavolo, il successo, che avrebbe voluto la sua anima ma che non è riuscito a vincere, anzi lei riesce a liberarsi e dice: ‘non gioco più, mi riprendo la mia anima ed il mio cuore che sa battere’. Molto autobiografico.

In conclusione, un disco da riascoltare più volte per poter essere veramente apprezzato, sicuramente un tocco di rock e originalità nel solito calderone romantico musicale italiano. Brava Giusy, che spero però possa riuscire a trovare il giusto equilibrio tra il suo originale e migliorato mondo cantautorale e quello radiofonico, perché sicuramente questa faccia di Giusy piace ma non mi dispiacerebbe se venisse affiancata a quella più pop di Non ti scordar mai di me o Novembre. 
                                                                                                                                           -Cos-

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