Opera
a sei mani di Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè, “Il padrone della festa”
è, per me, il miglior album italiano del 2014.
Un
disco che molti aspettavano già da qualche anno, che trasforma l’amicizia tra i
tre cantautori della scuola romana in una perfetta unione artistica. L’unione
fa la forza è questo disco ne è la prova schiacciante.
Personalità
differenti che si intrecciano in queste 12 tracce senza però perdere la propria
identità, infatti, ben evidenti sono le caratteristiche distintive di
ognuno.
Solo 6 brani di 12 sono scritti a sei mani,
gli altri scritti e cantati individualmente: Fabi in “Canzone di Anna” e
“Giovanni sulla terra"; Gazzé in “Il dio delle piccole cose” (testo
firmato da Gae Capitano), “Arsenico” e “L’avversario”; Silvestri in “Zona
Cesarini”.
È
un disco che più che spiegato va ascoltato, ma cercherò di raccontarvelo per
quanto mi è possibile.
1- Alzo le mani
2-Life is sweet
3- L’amore non
esiste
4-Canzone Di
Anna
5- Arsenico
6-Spigolo Tondo
7-Come mi pare
8-Giovanni sulla
terra
9-Il dio delle
piccole cose
10-L’avversario
11-Zona cesarini
12-Il Padrone
della festa
Alzo
le mani,
esclamano nella prima traccia ammettendo i propri limiti da musicisti davanti
alla natura, alla vita. Una provocazione che sta nell’ammettere di avere dei
limiti ed essere, allo stesso tempo, consapevoli della propria grandezza.
Canzone molto piacevole con bellissimi suoni che rimandano alla natura.
Il
ritmo cambia, accelera, ci si addentra nel loro viaggio, quello che descrivono
nella bellissima Life is Sweet, primo singolo estratto e che ha
preceduto l’uscita dell’album stesso. È un po’ il manifesto della loro unione
artistica, dell’importanza del singolo nell'insieme, perché “l’ultimo che passa
vale come il primo”.
L’amore
Non Esiste
ma esistiamo io e te. Questo brano, secondo singolo estratto, lascia spazio a
molte interpretazioni.
Io
la vedo così: l’amore stereotipato non esiste. L’amore non è un semplice
concetto. L’amore è un sentimento che non può essere racchiuso in una sola
parola perché esso trova la sua definizione ideale quando iniziamo ad esistere
io e te. E per ogni “io” e “te” esiste una diversa concezione dell’amore.
Brano
delicato e raffinato è Canzone di Anna, in perfetto stile Fabi. Io
adoro il finale strumentale di questa canzone.
“Anna con il suo nome
che in tanti hanno
cantato già.
Anna ha
bisogno di essere amata,
per quello che ancora non è…”
Con
Arsenico ritroviamo il genio, l’ironia e la stravaganza che
contraddistinguono Gazzè. Ogni volta che ascolto questa canzone mi vengono in
mente le corti medievali, ed è divertente immaginare Gazzè che suona ai
banchetti reali, con abiti tipici del tempo ed il suo immancabile basso. Ok
prendetemi pure in giro ma d'altronde “meglio così ma onesto
credimi…”
Spigolo
tondo.
Ritmo incalzante e testo basato interamente su giochi di parole. Osservare
attentamente le cose senza lasciare spazio alla superficialità.
“Chi
vuole scrivere impari prima a leggere” affermano i tre in Come mi pare.
Affermazione apparentemente scontata ma che lascia spazio a molte
riflessioni.
Continuano: “chi vuole suonare prima deve imparare ad ascoltare, chi vuole
ridere impari prima a piangere, chi vuol capire prima deve riuscire a
domandare, chi vuole vincere impari prima a perdere, chi vuol tenere prima deve
sapere cosa lasciare, chi vuole insistere impari prima a cedere, chi vuole
amare prima deve imparare a rinunciare.” Poi arriva la libertà, libertà di
seguire le regole o fare come ci pare: “Sono libero ed incosciente quindi
posso serenamente fare proprio come mi pare.”
Giovanni
sulla terra, un racconto di quotidianità, quella di Giovanni un padre
che lavora tutti i giorni, vede poco i figli e lotta per i propri sogni.
Il
dio delle piccole cose è una vera e propria poesia. Merita di essere ascoltata
attentamente ed è inevitabile poi fermarsi un attimo e riflettere. Come dare
torto a Gazzè? Abbiamo perso di vista le piccole cose, i piccoli gesti.
“Io
spero che esista anche un Dio delle piccole cose,
che sappia i silenzi mai diventati
parole”
L’avversario, l’ironia e
l’affiatamento del trio si traducono in quest’originale canzone, dove Fabi e
Gazzè si sfidano a colpì di rime e Silvestri ne fa una
funky-telecronaca. E tu mentre ascolti li immagini lì, in un’arena piena
di gente, pronti a lottare come gladiatori, quell’arena che per loro altro non
è che il palco.
Una
metafora sportiva anche in Zona Cesarini, una ballata dove Silvestri
paragona una vita vissuta al limite a una partita di calcio, nella quale la
sconfitta viene evitata solo al novantesimo.
Ed
in fine arriva il Padrone della festa.
Una
conclusione che è un augurio, una speranza per un mondo migliore. Unirsi
affinché il mondo possa essere un posto migliore, perché in fondo “siamo
ammanettati tutti alla stessa bomba.”
Un
lavoro davvero raffinato, curato nei minimi dettagli. Un esperimento,
il loro, che ha sicuramente apportato un contributo fondamentale alla musica italiana poiché lascia
ben sperare in un cambiamento di tendenza del nostro mercato, sempre tornando
al famoso discorso della musica preconfezionata.
-Etta-
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