martedì 20 gennaio 2015

IL PADRONE DELLA FESTA

Opera a sei mani di Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè, “Il padrone della festa” è, per me, il miglior album italiano del 2014.
Un disco che molti aspettavano già da qualche anno, che trasforma l’amicizia tra i tre cantautori della scuola romana in una perfetta unione artistica. L’unione fa la forza è questo disco ne è la prova schiacciante.
Personalità differenti che si intrecciano in queste 12 tracce senza però perdere la propria identità, infatti, ben evidenti sono le caratteristiche distintive di ognuno.  
 Solo 6 brani di 12 sono scritti a sei mani, gli altri scritti e cantati individualmente: Fabi in “Canzone di Anna” e “Giovanni sulla terra"; Gazzé in “Il dio delle piccole cose” (testo firmato da Gae Capitano), “Arsenico” e “L’avversario”; Silvestri in “Zona Cesarini”. 
È un disco che più che spiegato va ascoltato, ma cercherò di raccontarvelo per quanto mi è possibile.

1- Alzo le mani
2-Life is sweet
3- L’amore non esiste
4-Canzone Di Anna
5- Arsenico
6-Spigolo Tondo
7-Come mi pare
8-Giovanni sulla terra
9-Il dio delle piccole cose
10-L’avversario
11-Zona cesarini
12-Il Padrone della festa


Alzo le mani, esclamano nella prima traccia ammettendo i propri limiti da musicisti davanti alla natura, alla vita. Una provocazione che sta nell’ammettere di avere dei limiti ed essere, allo stesso tempo, consapevoli della propria grandezza. Canzone molto piacevole con bellissimi suoni che rimandano alla natura.
Il ritmo cambia, accelera, ci si addentra nel loro viaggio, quello che descrivono nella bellissima Life is Sweet, primo singolo estratto e che ha preceduto l’uscita dell’album stesso. È un po’ il manifesto della loro unione artistica, dell’importanza del singolo nell'insieme, perché “l’ultimo che passa vale come il primo”.
L’amore Non Esiste ma esistiamo io e te. Questo brano, secondo singolo estratto, lascia spazio a molte interpretazioni. 
Io la vedo così: l’amore stereotipato non esiste. L’amore non è un semplice concetto. L’amore è un sentimento che non può essere racchiuso in una sola parola perché esso trova la sua definizione ideale quando iniziamo ad esistere io e te. E per ogni “io” e “te” esiste una diversa concezione dell’amore.
Brano delicato e raffinato è Canzone di Anna, in perfetto stile Fabi. Io adoro il finale strumentale di questa canzone.

“Anna con il suo nome
 che in tanti hanno cantato già.
                                      Anna ha bisogno di essere amata,
 per quello che ancora non è…”

Con Arsenico ritroviamo il genio, l’ironia e la stravaganza che contraddistinguono Gazzè. Ogni volta che ascolto questa canzone mi vengono in mente le corti medievali, ed è divertente immaginare Gazzè che suona ai banchetti reali, con abiti tipici del tempo ed il suo immancabile basso. Ok prendetemi pure in giro ma d'altronde “meglio così ma onesto credimi…” 
Spigolo tondo. Ritmo incalzante e testo basato interamente su giochi di parole. Osservare attentamente le cose senza lasciare spazio alla superficialità.









“Chi vuole scrivere impari prima a leggere” affermano i tre in Come mi pare.  
Affermazione apparentemente scontata ma che lascia spazio a molte riflessioni.
Continuano: “chi vuole suonare prima deve imparare ad ascoltare, chi vuole ridere impari prima a piangere, chi vuol capire prima deve riuscire a domandare, chi vuole vincere impari prima a perdere, chi vuol tenere prima deve sapere cosa lasciare, chi vuole insistere impari prima a cedere, chi vuole amare prima deve imparare a rinunciare.” Poi arriva la libertà, libertà di seguire le regole o fare come ci pare: “Sono libero ed incosciente quindi posso serenamente fare proprio come mi pare.”
Giovanni sulla terra, un racconto di quotidianità, quella di Giovanni un padre che lavora tutti i giorni, vede poco i figli e lotta per i propri sogni.
Il dio delle piccole cose è una vera e propria poesia. Merita di essere ascoltata attentamente ed è inevitabile poi fermarsi un attimo e riflettere. Come dare torto a Gazzè? Abbiamo perso di vista le piccole cose, i piccoli gesti.


 “Io spero che esista anche un Dio delle piccole cose,
 che sappia i silenzi mai diventati parole” 

L’avversario, l’ironia e l’affiatamento del trio si traducono in quest’originale canzone, dove Fabi e Gazzè si sfidano a colpì di rime e Silvestri ne fa una funky-telecronaca. E tu mentre ascolti li immagini lì, in un’arena piena di gente, pronti a lottare come gladiatori, quell’arena che per loro altro non è che il palco.
Una metafora sportiva anche in Zona Cesarini, una ballata dove Silvestri paragona una vita vissuta al limite a una partita di calcio, nella quale la sconfitta viene evitata solo al novantesimo.
Ed in fine arriva il Padrone della festa.
Una conclusione che è un augurio, una speranza per un mondo migliore. Unirsi affinché il mondo possa essere un posto migliore, perché in fondo “siamo ammanettati tutti alla stessa bomba.”

Un lavoro davvero raffinato, curato nei minimi dettagli. Un esperimento, il loro, che ha sicuramente apportato un contributo fondamentale alla musica italiana poiché lascia ben sperare in un cambiamento di tendenza del nostro mercato, sempre tornando al famoso discorso della musica preconfezionata. 
 

-Etta-

Nessun commento:

Posta un commento