È appena terminata la finale dei giovani di Sanremo e così
per curiosità mi metto ad ascoltare il disco del vincitore, Giovanni Caccamo.
La canzone mi aveva convinto fin dal primo ascolto, soprattutto l’arrangiamento
molto curato mi aveva colpito. La voce poi molto curiosa, delicata, a tratti
flebile altri più decisa. Insomma, vi scrivo di seguito le mie impressioni al
primo ascolto di questo lavoro.
QUI PER TE: la prima canzone è una specie di intro, infatti
dura meno di due minuti. A primo ascolto mi ricorda a tratti Franco Battiato(artista
a cui si ispira e con cui duetta nell’ultimo brano del disco), sia nella voce
che nello stile. È una sorta di biglietto da visita, in cui ci fa capire che
non siamo di fronte ad un banale cantante pop ma forse a qualcosa di più.
OLTRE L’ESTASI: dalle atmosfere rarefatte della intro,
passiamo a ritmi più elettronici e coinvolgenti. ‘ Forse amarsi è colpa mia,
scappo da ogni ipocrisia’canta. Un pezzo moderno e non banale che rimane in
testa molto facilmente. Sicuro singolo estivo.
IL MONDO NON MI BASTA: anche qui troviamo ritmi elettronici
mischiati a ritmi più classici. L’impressione che mi viene ascoltandolo è che
si possa essere cantanti comunque sofisticati e non banali anche con
arrangiamenti moderni. Molto bello l’inciso ‘Guarderò l’immenso, scoprirò il
bisogno che mi riporti a non pensare sempre che, che il mondo non mi basta’. Mi
piace che finisce, lasciandoti così, in attesa di qualcosa.
RITORNERO’ DA TE: è la volta del pezzo sanremese
nell’arrangiamento però non sanremese, e personalmente lo preferisco. Mentre
quello sanremese (la cui versione chiude l’album) è un arrangiamento studiato
più per l’orchestra e quindi ricco di archi e arzigogoli volti a riempire le
orecchie del pubblico sanremese, questa versione più nuda si mantiene sugli
stessi ritmi dell’album e mette in maggior risalto le parole del brano,
rivestendolo di una semplicità che permettono di apprezzarlo di più. ‘Parlami
di te come non fossi stato mai lontano, e tornerò da te con questo cielo in
mano’. Leggera e coinvolgente.
NEL FANGO: una delle canzoni più riflessive e probabilmente
autobiografiche del disco. Parla del sentirsi vinti e del senso di impotenza
che spesso ci attanaglia e ci impedisce di andare avanti. Un po’ pessimista ma
sincera.
DISTANTE DAL TEMPO: torniamo a ritmi più movimentanti. Ritmi
che mi hanno riportato all’ultimo Jovanotti, quasi a ‘la notte dei desideri’; anche questo un
pezzo sicuramente autobiografico, che parla dell’essere imperfetti, quasi una
riflessione personale del giovane cantautore sul suo essere e sulle possibilità
di migliorarsi, il tutto in relazione alla persona che si ama e al tempo, che
passa, segna e insegna. Molto orecchiabile.
PIOVE: una delle tantissime canzoni che nella storia della
musica italiana ha questo titolo. Sarà che la pioggia affascina, ispira,
troviamo moltissime canzoni con questo titolo. Ma il bello è che ognuna è
diversa, quasi a mostrare come la pioggia possa ispirare a chiunque cose
diverse. Abbandoniamo i ritmi elettronici per rimanere solo con piano e voce di
Giovanni (e un leggerissimo suono di archi), in una dimensione intimistica e
malinconica, un dialogo tra lui e il destinatario della canzone, e l’ascoltatore
che osserva e ascolta silenzioso. ‘Tenere gli occhi spenti per paura di
guardare il sole, sentire luci accese dentro il buio e non vedere te,
svegliarsi nella notte per paura di morire, vederti respirare nel silenzio
mentre adesso fuori piove, domani parlerò ma adesso lasciami sognare’. Delicata.
FUORI DA QUI: si reintroducono in maniera non invasiva i
ritmi elettronici. Vagamente mi ha ricordato Elisa all’inizio. È evidente il
contrasto tra il suo mondo interiore, quello delle emozioni, e quello esterno,
che lo rappresentano (da questo il titolo della canzone). ‘E il mondo che gira
e magari mi sto perdendo fuori da qui’.
MEZZA VERITA’: altra canzone breve insieme alla intro
dell’album. Breve ma intensa, è come se in quei pochi minuti il cantautore
volesse dire queste parole in maniera chiara e breve. E ci riesce, lasciando
l’ascoltatore sull’uscio della canzone vedendolo allontanarsi per poi tornare
(come lui stesso canta).
MARE MARE: ritmi e parole più ironiche. Inciso che resta
subito in testa, è forse il pezzo più leggero dell’album. ‘mare mare mare, se
mi ami puoi restare, tutto il resto che mi serve per travolgerti la mente’.
SATELLITI NELL’ARIA: il duetto con Franco Battiato è la
ciliegina sulla torta di tutto l’album. Le due voci si incastrano
perfettamente, anche perché in alcuni punti sono simili. Parla di una nuova
possibilità, dell’allontanarsi da momenti meno felici verso nuovi orizzonti,
della ricerca di un’identità. Introspettiva.
Nel complesso, una buonissima prima prova, lontanissima
dalla banalità, per un giovane cantautore italiano. Ottimi arrangiamenti, testi
molto buoni, ascoltare questo disco è stato come scoprire canzone dopo canzone,
una giovane e valida promessa della musica italiana. Da ascoltare più volte per
poterne apprezzare appieno le sfumature.
-Cos-
VOTO: 7.5
Nessun commento:
Posta un commento